Dagli oliveti e dai frantoi che caratterizzano l’ultimo angolo di Salento scaturisce l’olio extravergine d’oliva che regala a Presicce un ruolo di primissimo piano nel panorama delle più nobili produzioni agroalimentari italiane.
Olio che scaturiva dalla terra e da sottoterra, frutto tanto dell’ulivo quanto dei frantoi ipogei.Ragioni legate al clima e a metodi di produrre propri di ogni singola famiglia dedita alla produzione dell’olio portarono nel Duecento a costruire frantoi in pietra sotto il livello del mare. Divenuti inutilizzabili e in seguito abbandonati, spesso riempiti con terra o scarti di lavorazioni edili, i frantoi ipogei sono tornati in parte alla luce e vivono un periodo di rinnovato splendore.
Non sono utilizzabili, ma possono essere visitati. Recuperati con l’apporto di fondi europei fin dagli anni Novanta, si presentano uno diverso dall’altro, ognuno con un suo sistema di lavorazione delle olive e di produzione dell’olio.
Conosciute anche come “trappeti”, queste strutture particolari e affascinanti valgono oggi a Presicce il titolo di “Città degli ipogei”. La loro diffusione, del resto, non è nella campagna circostante ma si concentra proprio lungo le vie del borgo, giacché una delle loro principali funzioni consisteva nel presentarsi vicine al mercato o, comunque, agli scambi mercantili che avvenivano nel piccolo e stupendo centro salentino.
“Città degli ipogei”, dunque, ma anche “Città dell’olio”. È così che potremmo definire la Presicce di oggi, forte del fascino di un passato lontano e di un inconfondibile sapore del presente, entrambi legati alla millenaria tradizione salentina dell’olivocoltura. Le visite ai frantoi ipogei sono frequenti in ogni periodo dell’anno, ma hanno il loro apice in estate, quando l’intera terra salentina è orgogliosa di mettere in mostra, assieme al suo splendido mare, anche l’antico ingegno dei propri abitanti.