Santa Caterina nel Salento è un gioiellino tra il verde delle colline e la costa ionica. Una sorta di gradoni compone il suo territorio, dalla parte alta su cui sorgono le torri spagnole che la proteggevano dalle incursioni saracene, fino alla costa bassa e rocciosa, solo a tratti sabbiosa, ornata da suggestive grotte (la grotta di Capelvenere e quella del Cavallo fra tutte). Con il Parco Naturale di Porto Selvaggio e le innumerevoli testimonianze archeologiche presenti, la frazione di appena 905 abitanti nel comune di Nardò, in provincia di Lecce, è un vero e proprio concentrato di Puglia.

La storia

Già dal 1700 a.C. i primi villaggi di capanne dell’età del bronzo, e le prime muraglie in pietra che circondavano l’altura di Punta dell’Aspide, testimoniano la presenza di insediamenti umani. Le civiltà si avvicendarono da allora sul territorio, che resta uno dei più ricchi d’Europa in testimonianze archeologiche e storiche: Romani, Greci, Bizantini, Normanni, Svevi, Angioini, Aragonesi, Spagnoli… in una posizione da sempre strategica per il commercio e sempre terreno ambito e sotto assedio, di Saraceni e di Ottomani.
Santa Caterina trova la sua tranquillità di piccolo borgo di pescatori solo nell’800.
Dagli inizi del ‘900 cominciò invece ad attrarre le famiglie benestanti in villeggiatura estiva, per trasformarsi, con la costruzione di ville signorili e in seguito di strutture turistiche moderne, nella vivace località balneare dei giorni nostri.
Lungo la strada che collega Santa Caterina a Nardò, in località “Cenate”, si possono ancora ammirare più di 20 ville costruite proprio a cavallo tra ‘800 e ‘900, in stile “eclettico”, alcune aperte al pubblico.

Torre Santa Caterina e Torre Santa Maria dell’Alto

Le due torri di avvistamento a pianta quadrata furono costruite dagli spagnoli nel XVI secolo, quando il Salento, e in particolare il fertile e produttivo territorio di Nardò, erano minacciati dai Saraceni. I due avamposti contro le incursioni erano comunicanti tra di loro e con altre torri della zona, sia visivamente che con l’invio di messaggeri a cavallo sempre all’erta.
Torre S. Maria dell’Alto si erge sulla scogliera, a strapiombo sul mare. Alfonso de Salazar ne affidò la costruzione ad Angelo Spalletta che la completò nel 1569 e con la stessa morfologia venne costruita anche Torre Santa Caterina.
Conosciuta anche semplicemente come Torre dell’Alto, in buono stato di conservazione e raggiungibile in pochi minuti di cammino grazie ad un sentiero che parte dal borgo, permette ancora di ammirare l’imponente scala sostenuta da tre arcate che portava al piano superiore, adibito a residenza e dotato di feritoie. Esternamente i due livelli sono riconoscibili grazie ad una cornice marcapiano, e la torre termina in alto con una tipica cornice merlata sporgente, sorretta da “beccatelli”.
Torre Santa Caterina si trova a circa 60 mt sul livello del mare, all’interno di una pineta. La torre, a base quadrata con lato di circa 12 metri, è composta da un basamento dove erano conservati attrezzature e animali e una parte superiore, residenziale, suddivisa in tre stanze in parte affrescate, e dotata di un camino. Attualmente ospita un piccolo museo archeologico.

Il Parco Naturale di Porto Selvaggio

Da Santa Caterina a Porto Cesareo si estende il parco la cui area, un tempo, era coperta di lecci e querce mediterranee. Una parte di esse venne tagliata nel XVI secolo per poter liberare la vista e controllare il territorio dalle torri, ma in epoche recenti una folta pineta ha restituito il verde alla zona ora protetta. I circa 1000 ettari di parco, che comprendono la Palude del Capitano, offrono al visitatore la loro bellezza naturalistica, ma anche i siti archeologici con manufatti e utensili dislocati in cavità e grotte carsiche, testimonianze di civiltà tra le più antiche d’Europa.

Il mare e le spiagge

La stessa Santa Caterina è dotata di una graziosa piccola spiaggia ai piedi del borgo: una caletta di sabbia fine e chiara. Oltre a tuffarsi per il semplice refrigerio, vale la pena una visita alla “Stanza dei Bagni“, un luogo avvolto di atmosfere antiche e magiche, accessibile dal lato sinistro della spiaggetta. Tre aperture, di cui l’ultima introduce al luogo più suggestivo, immettono in altrettante cavità (in parte naturali e in parte costruite dall’uomo) dove la luce gioca con l’acqua e il candore delle pareti di pietra. Qui le signore di alto livello sociale godevano dei loro bagni di mare protette da occhi indiscreti.
Nei pressi, spiagge per tutti i gusti: più impervie e solitarie, o più organizzate e dotate di accessi facilitati al mare, grazie a passerelle e piattaforme di legno, come il Lido Beija-Flor o il Santa Caterina Beach.
La Spiaggia della Rotonda “Il Chiapparo”, dai cui scogli ci si può tuffare, e dai cui si diramano diversi percorsi interessanti per gli appassionati di trekking. I Salotti, che si raggiunge percorrendo il tratto di scogliera verso Santa Maria al Bagno, località avvolta dalla leggenda: la forma della scogliera pare risalire ai capricci di una nobile signora, che agli inizi del ‘900 la fece modellare per accomodarvi i propri ospiti.
Il Porticciolo, un tempo solo approdo di piccole imbarcazioni e oggi caratterizzata da una spiaggia sabbiosa dove c’è chi non disdegna trovare refrigerio, malgrado la qualità del mare non sia paragonabile a quella di altri punti della costa. Meglio prenderla in considerazione per una passeggiata e un gelato.

Cosa e dove mangiare a Santa Caterina

Sulla piazza del paesino e sul lungomare, una manciata di ristoranti da provare tutti. Protagonisti del menù il pesce e i frutti di mare, nelle versioni più tradizionali e in quelle leggermente rivisitate, sempre a prezzi ragionevoli.
Una scelta alternativa: il “Sushiro Santa Caterina di Nardò”, dove il pesce fresco locale è l’ingrediente di un esotico sushi.