Nessun essere umano, come scriveva Omero, ha mai potuto scegliere anche solo uno degli imprevedibili doni divini. Era facile, a quei tempi, sacrificare l’effetto sorpresa perché gli dèi decidevano bene, ma rispettavano l’estro umano? Per tentare di rispondere andremo nel Salento dove c’è una storia, quella dell’olio di oliva, che ci permetterà di comprendere dove finisce il dono divino e inizia l’ingegno umano e viceversa.

Per farlo utilizzeremo fonti sia storiche sia di valenza socio-antropologica, come le leggende tramandate dalla tradizione orale.

Dagli ulivi del Mesolitico ai “salentini”

“Nulla sai, nulla pensi, nulla vedi”: così il poeta Luigi Pirandello scrive a proposito dell’albero di ulivo. Sono parole profonde soprattutto se attribuite alle tante valenze simboliche assunte nei secoli da questa pianta.

Presenti in Puglia da ben 10.000 anni circa, gli ulivi iniziano nel Mesolitico a definire un territorio che solo in seguito avrebbe capito cosa farne. Non lasciano indifferenti i greci che sono i primi a coltivarli nel Salento.

Dotati di crescita lenta e sempreverde, colpiscono soprattutto i “salentini” ovvero i coloni dell’isola di Creta che a quanto pare danno il nome a tutta la zona.

Dalle prime spremiture dei romani ai frantoi ipogei

Il tempo passa rapidamente e presto non solo Orazio e Catone citano l’olio come ingrediente fondamentale di molte ricette. L’uso di questo “oro liquido”, così lo definisce Omero, si espande velocemente anche alla farmaceutica e alla cosmesi grazie ai frati del Salento.

Dal 1200 la Puglia si impone come principale produttrice di olio d’oliva con la nascita dei frantoi ipogei. Queste costruzioni vanno a sostituire i granai realizzati dai Messapi fin dal primo millennio a.C. e si trovano tra i due e i cinque metri al di sotto del manto stradale.

È proprio grazie a questi frantoi sotterranei costruiti dai bizantini per altri scopi che le olive possono essere preservate dalle alte temperature estive per meglio essere lavorate. Oggi sono in disuso, ma vengono visitati ogni anno da centinaia di turisti.

Dal porto di Gallipoli ai lampioni di Lecce

All’inizio del 1600 il porto di Gallipoli è un crocevia di frenetiche attività commerciali; qui tra le tante aste in corso per farina, grano e altro, l’olio del Salento non ha rivali.

A essere così apprezzato in tutto il Mediterraneo non è però l’uso culinario, ma quello per l’illuminazione. L’olio lampante inizia a salire sulle navi e dalla Puglia raggiunge città importanti come Genova e Pisa ma anche Parigi, Amburgo e arriva fino in Russia.

A Lecce nel XIX secolo gli storici riferiscono una scarsa illuminazione cittadina dovuta a questioni economiche. Questa continua penombra si fa meno pesante durante le feste patronali estive perché in queste occasioni viene usato l’olio di oliva per i lampioni cittadini.

Dalla collina delle ninfe ai racconti di Plinio il Vecchio

A pochi km da Minervino di Lecce un gruppo di pastori è diventato celebre per aver sfidato le ninfe degli ulivi. La leggenda riguarda la Collina delle ninfe e dei fanciulli a Giuggianello e si collega alla più celebre storia di Noè nella Bibbia. Tutti questi personaggi hanno in qualche modo provato a utilizzare dei doni divini per usi quotidiani.

A testimonianza dell’uso pratico dell’olio di oliva ci sono anche i racconti di Plinio il Vecchio. Qui vengono citati in particolari gli scopi terapeutici dell’olio per lenire i crampi degli atleti.

Dalla leggenda di Lucio Cornelio Silla alle poesie di Solone

Una celebre leggenda salentina vede come protagonista il dittatore e generale romano Lucio Cornelio Silla vissuto nell’80 a.C. Sarebbe stato lui a ordinare l’abbattimento di moltissimi ulivi pugliesi e in particolare di quelli secolari per ricavarne legna. L’obiettivo era quello di realizzare armi potenti, ma finì con suscitare una rivolta locale sedata nel sangue.

La tragedia attirò anche l’interesse del poeta Solone il quale, consapevole del danno fatto a Zeus per l’abbattimento degli ulivi, chiese perdono a nome di tutta la popolazione. Da quel momento il padre degli dèi donò agli uomini una nuova generazione di ulivi molto più robusta della precedente.

Dal dono di Minerva al Santuario della Vergine Maria a Leuca

Se Zeus è stato il principale interlocutore di Solone, a regalare il primo ulivo al Salento sarebbe stata Minerva.

Tutto nacque da una scommessa con Nettuno e questo utile dono permise la produzione dell’olio dalle olive. Come simbolo di questa riconoscenza e più in generale della storia dell’olio d’oliva del Salento, sorge il Santuario della Vergine Maria a Leuca.

Nonostante gli storici in realtà attribuiscano ai Fenici l’arrivo degli ulivi in Salento circa 4 mila anni fa, questo luogo resta il simbolo di un eccezionale connubio di uomini e dèi.

E oggi? Oggi, nonostante il fenomeno xylella, il Salento resta uno dei principali produttori di olio di oliva di alta qualità. Tutte le politiche di salvaguardia e di reintegro degli alberi abbattuti hanno permesso comunque ai produttori di ottenere dell’ottimo olio di oliva.

Sono nati tanti ecommerce, per cui è possibile acquistare comodamente da casa l’olio di oliva extra vergine in pochi click.